La Cannabis nel mondo islamico

A partire dal V secolo la canapa entra a far parte delle prescrizioni mediche degli arabi e, nel XII secolo, comincia a esercitare la propria influenza in alcuni ordini mistici della Persia. In particolare i Sufi (sacerdoti mistici musulmani) la usavano nelle loro complicate danze rituali per raggiungere l’estasi (la rivelazione divina interiore e la comunicazione con Allah). Molti studi rivelano che il misticismo dei preti Sufi deriva dai seguaci di Zoroastro che sopravvissero alla conquista musulmana avvenuta tra il VII e VIII secolo e che furono convertiti all’Islam.

La canapa era chiamata dagli arabi hashish, che significa erba, e fu precisamente detta erba che diede il nome a una delle sette più famose e sanguinose: gli Hashischins, da cui deriva il termine assassino.
Marco Polo parla nei suoi racconti degli “Haschi-chinos”. Nel XI secolo lo sceicco al-Djebel Hassan Ibn Al-Sabbah fonda l’ordine degli Haschischins, di affiliazione islamica e con profonde influenze sufi che esisterà fino al loro sterminio da parte dei mongoli.

Nel 1090 Hassan si appropria della fortezza di Alamut a nord ovest di Qazwin, strategicamente situata nella catena montuosa Albourz (un vero e proprio nido di aquile), e trasformandola nella sua base da cui dirigere incursioni in diverse direzioni. Tesserà inoltre una maglia con altre fortezze che ne subiranno la conquista fino alla sua morte nel 1124. 
 
Gli “assassini” facevano uso della daga e ritenevano l’omicidio un’arte. Svilupparono l’agnosticismo illuminato dagli insegnamenti di Hassan sulla superficialità dei profeti e vennero da lui incoraggiati a credere in nulla e osare tutto. Ricevevano un abbondante approvvigionamento di hashish prima di partire per il combattimento, e si distinsero durante le Crociate per il loro coraggio. Lo stesso re Luigi di Francia fu sul punto di perire per mano dei membri della setta.


Era una organizzazione piramidale: sotto al Gran Maestro vi erano i grandi priori, ciascuno in un particolare distretto di competenza; in fondo alla scala i veri e propri esecutori ossia coloro che compivano le azioni richieste dal Maestro (i “fidais”).

Nel 1092 ci fu l’omicidio del visir del sultanato di Saljug Nizam al-Mulk ad opera di un “fidai” mascherato da sufi; iniziò una serie di omicidi che precipitarono il mondo musulmano in preda al terrore.


Nel 1150 gli “assassini” erano solidamente installati in Siria sotto la guida del loro Gran Maestro Rashid al-Din al-Sinan (che morirà nel 1192), chiamato dai crociati “il Vecchio della Montagna”, e lì vi sopravvissero fino ad essere sterminati dai Mongoli, precisamente da Hulagu che distrusse il califfato delle fortezze nel 1256 insieme ai suoi castelli in Persia.

Dopo la cattura di Masyad da parte dei Mongoli nel 1260, il sultano mamelucco Baybars nel 1272 diede il colpo di grazia agli assassini siriani. Essi furono un modello per gli ordini europei come Teutoni o Templari, si distinsero per il loro coraggio.


Nei secoli X-XI il consumo di hashish fumato nella pipa era normale in Al-Andalus (parte della penisola Iberica sotto il dominio musulmano). Questo si basa sullo studio di varie pipe provenienti da Medina Azahara e dalla fortezza di Badajoz. Pipe sono state trovate in depositi risalenti a questa epoca a Saragozza e Cordoba, quando ancora il tabacco era sconosciuto in Europa.
Nel 1150 i musulmani avevano realizzato i primi mulini per la lavorazione e macerazione della canapa. Rapidamente altri mulini furono costruiti a Valencia e Toledo.
Dal XIV secolo i focolai fondamentalisti (soprattutto antisufíes) cominciarono però a considerare la marijuana come un farmaco da rinnegati, non credenti e malfattori. Successivamente il potere cattolico eliminò questo uso arabo.

La canapa era una droga utilizzata da gruppi molto specifici per fede religiosa (sufi) o stato sociale (contadini, operai, lavoratori a giornata, servi cittadini e altre classi ancora più basse).

Ibn al-Ganim nel 1381 scrive ” Allora, chi beve il vino si chiama peccatore e chi mastica hashish si chiama infedele …”.
In un altro passo si dice che un beduino venne dal Profeta e gli disse:
– O Profeta! Avevo diversi cammelli, e si perdettero. Andai a cercarli per cinque giorni e, preso dai morsi di una fame atroce, trovai una pianta le cui foglie erano a cinque e sei dita, dentellata nella parte superiore e con un odore penetrante e rami rossi. Poi ho mangiato e la mia mente era annebbiata, e ora io sono propenso, si vedono i loro desideri.
Il Profeta rispose:
– Questo è l’albero del zaqqum, che non soddisfa la fame di coloro che lo mangiano. Dio li condanna nel Giorno del Giudizio.

“Nulla ha mai causato così tanta gioia al maligno come l’hashish … Dio si è allontanato dal fianco di coloro che considerano l’hashish ammissibile e ha maledetto quelli che lo dichiarano legittimo.
Si dice che diventa apatico e pigro che lo prende, muta il coleottero in leone, svilisce il nobile e fa ammalare il sano … Ammutolisce l’eloquente e rende stupido il prudente, abbatte la virilità, distrugge la gioventù, allontana l’intelletto… paralizza l’intelligenza, causa sofferenza senza fine, genera appetito, abitua al crimine e distrugge i tratti del viso … l’hashish diventa la preoccupazione di chi ne è dipendente, in cui il sogno è la situazione normale “


Nur al-Din Ibn Al-Yazzar nel 1580 scrisse un trattato sul consumo di particolari barre, principalmente in Egitto, a scopi di intrattenimento. La loro composizione era a base di pepe, oppio, zafferano, piretro, giusquiamo, euphorbia e tuberosa, senza specificare le quantità utilizzate per la ricetta o del miele per dare consistenza e gusto gradevole al preparato. È probabile che nella ricetta fosse presente anche cannabis.

Nel primo capitolo afferma: “Non è giunta fino a noi alcuna testimonianza del Profeta circa l’hashish, né si è provato che sia stato menzionato in qualche detto, credibile, attribuito ai quattro Iman o altre persone d’onore. Allora su quali prove si basano le dichiarazioni che l’hashish e i suoi derivati sono illegali, e quali argomenti si portano per sostenere che entrambi sono abominevoli? ”

Più avanti però aggiunge che l’hashish “è noto per danneggiare il corpo e il fegato, provoca mali interni ed esterni. Inebria, droga, travolge la mente e provoca pigrizia. Chiunque lo assume, influenzato dalle sue proprietà esecrabili, confonde una zanzara con un bufalo, in lui si produce indolenza, apatia e noia. Se gli si parla non ascolta, come non si sazia e se gli vine dato non si accontenta”.

Gli scritti di al-Yazzar non divennero legge islamica generale, anche se furono ratificati da diversi governanti. Il loro valore principale, dal punto di vista storico, è quello di segnare un punto di svolta nel concetto di ebbrezza. Qualunque stato di ebbrezza è segno di persona che ama i piaceri proibiti, all’opposto della ragione e della salute. Successivamente l’Inquisizione europea riprese queste argomentazioni sulla droga seguendo questa linea, anche se ne riteneva esonerate le bevande alcoliche.

In Egitto si trovava la Sira, foglie di canapa ridotte in polvere e adagiate su carta umida. Successivamente ricoperte di cenere calda fino a formare una pasta sottile che veniva tagliata in piccole parti e lasciate asciugare prima di essere fumate nel narghilè.



Salvo in ordini mistici legati al Sufismo (che grazie alla marijuana potevano raggiungere la rivelazione divina e la cominine con Allah), la cannabis non ebbe connotazioni religiose nel mondo arabo e le autorità politico-religiose non dicono nulla a favore o contro, come avviene invece per l’oppio.

La sola nota eccezione a questa regola si è verificata nel 1378-1393, quando l’emiro di Yoneima Sheikoumi Soudum decretò che i mangiatori di hashish fossero puniti con l’estrazione di un dente ogniqualvolta fossero stati sorpresi a mangiarla o fumarla.



Il Makhzan-el-Adwiya, testo medico musulmano del XVI secolo, ne sottolinea invece le sue proprietà medicinali:

“Le foglie polverizzate e aspirate purificano il cervello.”
“Il succo delle foglie applicato sulla testa rimuove forfora e parassiti.”
“Poche gocce di succo introdotte nell’orecchio alleviano il dolore e distruggono vermi e insetti.”
“È utile per la diarrea e la gonorrea, limita le emissioni seminali ed è diuretico. La polvere è raccomandata per l’applicazione esterna sulle ferite.”

“Gli impacchi di radici bollite e foglie sono ottimi contro le infiammazioni, dermatiti e dolori nevralgici.”

Il piacere dovuto all’ebbrezza invece era sempre colpevole, compresa la proibizione di somministrare la cannabis agli animali (eccetto a quelli il cui fine era l’ingrasso).

 
 
Traduzione di Isabel Giustiniani

6 commenti

  1. Questo articolo è interessantissimo! Pensa che nel Libro I "La Terra del Tramonto" della mia saga crociata (Prima Crociata, quindi si parla di 1100) c'è uno dei personaggi, un andaluso, che fuma delle strane erbe tramite una pipa. Ho cercato a lungo per controllare se ne facessero uso all'epoca, tra Andalusia e Marocco, ma senza esito. Ero abbastanza sicura di sì, ma ora mi rassicuri, grazie!

  2. Si, l'ho trovato un argomento molto particolare e interessante. A parte i celeberrimi Haschischins, poco ci viene riportato sull'uso comune di questa sostanza nella storia del mondo arabo.
    Il tuo libro mi incuriosisce e ne farò una scheda al più presto 😉

  3. Cara Isabel,sono davvero felice del tuo interesse. Quando avrai bisogno di informazioni sul mio romanzo, chiedi quello che ti serve; anche, per dire, un estratto delle prime pagine. Buona giornata, e grazie infinite.

  4. Perchè nell'islam dicono chè l'erba è peccato se ne si fa uso? È sempre un prodotto derivato da allah perchè proibirlo e dare del peccatore?

  5. Oltre l'aspetto economico del commercio di hashish, che non deve essere sottovalutato nella questione, non si deve nemmeno cadere nell'inganno che l'avversione al piacere fisico sia un marchio di fabbrica del Cristianesimo.
    Anche il vino viene prodotto dalla naturalissima uva ma da sempre è proibito per l'Islam. Nonostante questo non è un mistero che alcuni sultani famosi fossero degli alcolizzati.
    Come sempre si può riassumere in un "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare".

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