La Scienza misteriosa dei Faraoni – Thomas Moreux

Di particolare importanza, per una piena comprensione del volume La Scienza misteriosa dei Faraoni (pubblicato nel mese di ottobre del 2011), risultano le righe iniziali del I capitolo, che fungono da introduzione. In quelle l’autore afferma che: «sembrerà forse ardito ad alcuni che un astronomo scriva di archeologia. L’interpretazione dei geroglifici, dei testi cuneiformi, l’egittologia, l’assiriologia sono vere scienze, dominio esclusivo degli iniziati. I profani, come noi siamo, non hanno – sembra – il diritto di varcare la soglia del tempio. Tuttavia, in tema di critica e di interpretazione, è lontano il tempo in cui ci si accontentava del Magister dixit. La scienza, nelle sue conclusioni almeno, appartiene a tutti: l’esigenza di conoscere e di indagare è tipica della nostra età scettica e incredula. I costumi, le usanze, le gesta degli antichi re, come i racconti della Bibbia, erano un tempo creduti leggende; così pensavano gli Enciclopedisti e i dotti contemporanei dello Champollion[1], mentre filosofi, poeti e letterati, approfittando della ignoranza generale per pescare nel torbido, inventavano cronologie, genealogie, storie fantastiche per farci credere alla favolosa antichità dei Cinesi e degli Indù. In questi paesi da sogno, quasi sconosciuti, erano nati – così essi andavano dicendo – i dogmi delle religioni moderne. La verità venne da dove nessuno la attendeva: dalla astronomia. Tra le scienze questa è la più remota, tutti i popoli vi attesero: sin dalle origini il cielo stellato, il moto degli astri, i fenomeni del Sole e della Luna impressionarono profondamente l’uomo; la storia del cielo fu scritta parallelamente a quella della Terra e, in ultima analisi, l’archeologo moderno deve ricorrere all’astronomo per fissare la data degli avvenimenti più lontani. … Oggi, nessuno lo contesta, le testimonianze più lontane di un pensiero scritto vanno ricercate in Egitto, dove esse sono incise nella pietra. Forse verso il 4000 a.C. questa parte del mondo antico fu invasa da tribù erranti che si insediarono sulle rive del Nilo. Da dove venivano i nuovi arrivati? Alcuni storici, seguendo la narrazione greca, hanno attribuito loro un’origine africana, ma dopo gli studi del Maspero[2] si ritiene piuttosto che essi fossero di discendenza semita.

D’accordo col racconto biblico, la critica moderna li farebbe dunque provenire dall’Asia, culla dei popoli primitivi. Alcuni discendenti di Sem, infatti, occuparono l’Assiria e non è inverosimile che di là essi abbiano potuto passare in Caldea e più tardi in Egitto. Ciò spiegherebbe la presenza, nell’antico impero dei faraoni, di alcune tradizioni astronomiche che vedremo più avanti. Dirò, tuttavia, che secondo il parere dei più dotti egittologi le razze che popolarono l’Egitto primitivo furono piuttosto una mescolanza. Ai Semiti si erano senza dubbio aggiunti dei Camiti venuti dalle coste dell’Oceano Indiano e dal territorio adiacente a Babilonia. Infatti la vallata del Nilo era detta Chemi e le iscrizioni assire chiamano Musri gli egiziani: entrambi questi nomi ricordano Cam e suo figlio Misraim. …

Ma le piramidi furono soltanto tombe? Affermandolo, gli archeologi moderni commettono forse un errore altrettanto grave di quello in cui cadrebbero i dotti del futuro se dopo aver scavato, fra sessanta secoli, le rovine e le cripte delle nostre chiese e avervi scoperte le tombe dei vescovi e dei re, concludessero che così meravigliosi monumenti erano stati costruiti per onorare quei resti mortali. Dal fatto che le piramidi egizie hanno generalmente servito come luogo di sepoltura, tanto che ogni faraone durante la vita si faceva costruire la propria, non dobbiamo escludere che idee d’altra indole abbiano presieduto alla loro costruzione. Ciò è del resto dimostrato dalla più grande fra le piramidi, quella di Cheope, monarca della IV dinastia, che ascese al potere nel 2789 a.C. Questa piramide, edificata con cura e diligenza estreme, non porta alcuna iscrizione. Fino alla conquista araba conservò un rivestimento in pietre di colori diversi, così abilmente connesse da creare l’illusione di un unico blocco dai piedi alla cima.

Fu assai lungo e difficile scoprire l’ingresso dei corridoi che conducevano alle stanze interne. Queste, in numero di tre, furono, con nomi di fantasia, chiamate Stanza del Re, Stanza della Regina e Stanza sotterranea. Non vi si scorge traccia di decorazione, né alcun segno che lasci intendere la loro funzione. Invece del sarcofago, nella Stanza del Re, è posto un cofano di pietra meravigliosamente pulita. La grande piramide non è dunque una tomba. A quale scopo fu eretta? Mistero. Forse i sacerdoti egizi, meravigliosi sapienti dell’antichità, vollero in essa esprimere, fissandoli in un monumento imperituro, i dati che erano arrivati a conoscere nella scienza degli astri e le nozioni scientifiche della loro età? Perché no? Ma se è così, noi ci gloriamo di scoperte vecchie di 5000 anni! E come giunsero gli scienziati di quei secoli lontani a conoscere la forma della Terra, a misurare il nostro pianeta, a stabilirne il peso? Quali mezzi ebbero a disposizione per scrutare le profondità del cielo, per avere una idea della distanza fra la Terra e il Sole? Tutte queste cognizioni risultano dalle misure della grande piramide. E poi, poco importa come i fatti sono davanti a noi; a queste conturbanti constatazioni, alle rivelazioni numeriche e scientifiche dell’edificio immortale, comprendiamo l’atteggiamento della Sfinge mostruosa, che, volto lo sguardo al lontano orizzonte, custodisce il segreto dei sacerdoti antichi».

Si ritiene che quanto detto nelle righe iniziali del I capitolo da Thomas Moreux abbia spiegato a sufficienza scopi e finalità del testo preso in esame. Di grande utilità sono le illustrazioni e le note a piè di pagina. Elementi alquanto stonati sono l’editing, che in diversi passi dovrebbe essere più curato, e la mancanza della bibliografia. Un’opera meritevole di attenzione che si consiglia di leggere e regalare a coloro che sono interessati, particolarmente, alla storia e civiltà dell’Antico Egitto e più in generale ai secoli precedenti il Medioevo.

 [1] Scienziato francese che riuscì a decifrare i geroglifici.

[2] Egittologo francese (Parigi, 1846-1914).

Titolo: La Scienza misteriosa dei Faraoni

Autore: Thomas Moreux

Editore: Gruppo Editoriale Brancato

Pagg. 150

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