Nascita e sviluppo del gioco del calcio

 

Quando nacque il gioco del calcio? È molto difficile dare una risposta esauriente. Probabilmente esisteva già in tempi remoti. Giochi quasi uguali al calcio erano presenti in differenti località e periodi storici. Nell’antichità un gioco con la sfera di gomma era conosciuto in Giappone intorno all’XI secolo a.C. Nella medesima epoca in Cina era abbastanza praticato il «Tsu-chiu» (che vuol dire sfera di cuoio colpita con il piede), che adoperava una palla contenente penne di uccelli e capelli di donna. Il gioco consisteva nel far passare la sfera di cuoio in un foro sorretto da due canne di una pianta tropicale, sempreverde, con fusto molto alto, cavo e segmentato, usando solamente i piedi. Un libro in cui sono raccolte ordinatamente le nozioni fondamentali della scienza militare, scritto nella epoca del casato degli Han, inseriva questa attività fisica fra gli esercizi di educazione del corpo umano. Un documento scritto a mano risalente al 50 a.C., custodito a Monaco, certifica l’immissione del «Tsu-chiu» in Giappone e lo svolgimento di gare internazionali fra i «team» delle due nazioni.

 

Ulteriori attestazioni giungono dall’antica Grecia dove, nel IV secolo a.C., emerse l’«Episkyros», mai tuttavia incluso fra le attività sportive delle olimpiadi di quel periodo. Vi erano altre attività fisiche che contemplavano l’ impiego del pallone come l’«urania», la «feninda», l’«aporraxis». Nell’antica Roma quest’ultima si tramutò nell’«Harpastum», che ricavava il suo nome dal vocabolo greco «arpazo» (prendere con decisione, portare via). Si usava un minuscolo pallone e due «team» si fronteggiavano con decisione e coraggio in una porzione di terreno a forma di rettangolo, circoscritto da righe e da un segno lineare posto nel centro. Il fine consisteva nell’avere le capacità di mettere il pallone sulla riga di fondo della porzione di terreno del «team» rivale. Erano consentiti gli invii della palla ad un compagno con le mani e con i piedi e tutti quelli che praticavano questo gioco avevano una funzione ben determinata. Il poeta romano Marziale parla di due palle adoperate in quell’epoca: la «pila paganica» (utilizzata soprattutto dagli agricoltori) di pelle di animale conciata e penne di uccello e la «follis» (pure di pelle di animale conciata, ma fornita anche di una camera d’ aria). L’ «Harpastum» si diffuse moltissimo presso i ceti meno abbienti, in particolare presso i soldati appartenenti alle legioni romane che, prendendo parte a combattimenti in molti territori europei, fecero conoscere e diventare noto questo «sport».

 

Nel periodo storico di passaggio tra l’età antica e quella moderna le competizioni con la palla mostravano la rivalità fra i piccoli centri abitati o fra raggruppamenti della medesima località. Dimenticate le regole dei secoli precedenti il Medioevo, esse differivano da regione a regione. Giungono informazioni, al termine del Duecento, sull’esistenza in Gran Bretagna di una competizione con il pallone, il «Large-football». Un resoconto londinese del 1175 racconta le preoccupazioni della popolazione per l’uso della forza impiegata nel «Large-football» nel corso del periodo che precede la Quaresima. Cento anni più tardi, essendo il gioco sempre più incontrollabile, venne disciplinato ed in alcuni casi vietato. Il 13 aprile 1314 il sovrano Edoardo II vietò il «Large-football» a Londra e nei posti in cui si poteva accedere liberamente. Nel 1388, con una ordinanza emanata dal monarca Enrico V, la competizione venne vietata per sempre. Non consentita in Inghilterra, era però già conosciuta e praticata nelle regioni situate a breve distanza e specialmente in Scozia e Francia. Ma il centro urbano dove la competizione con il pallone ebbe la massima popolarità e diffusione fu la Firenze del Quattrocento, nella quale si giocava il «calcio fiorentino». Il dizionario della Crusca, pubblicato a Venezia nel secolo dei Lumi, offre questa spiegazione della competizione calcistica: «È calcio anche nome di gioco, proprio e antico della città di Firenze, a guisa di battaglia ordinata con una palla a vento, somigliante alla sferomachia, passata dai Greci ai Latini e dai Latini a noi». Il «calcio fiorentino», molto conosciuto in quell’epoca, era praticato in gare valide ai fini della classifica nelle più importanti festività fra le fazioni dei «verdi» e dei «bianchi». Il terreno di gioco era Piazza Santa Croce e la fazione che riportava la vittoria si impossessava dei vessilli dei rivali. Ciascuna fazione era composta da 27 giocatori: 15, suddivisi in tre gruppi da 5, costituivano il reparto degli «innanzi», con la mansione di condurre azioni offensive; 5, denominati «sconciatori», componevano il secondo reparto con la mansione di ostacolare le azioni dei rivali; 4 formavano il terzo reparto e venivano chiamati i «datori innanzi» con il compito di passare il pallone agli «innanzi»; 3, in conclusione, costituivano l’ultimo reparto dei «datori indietro», che rendevano difficoltoso agli «innanzi» rivali di arrivare con il pallone nella parte finale del terreno di gioco ed impadronirsi di una «caccia». Oggi il «calcio fiorentino» viene riproposto a Firenze annualmente con una precisa rievocazione, indossando i giocatori abiti d’epoca. Nel Seicento una competizione, che presentava affinità al «calcio fiorentino», esisteva pure a Venezia e Bologna.

 

Nel Regno Unito nel 1617 Giacomo Stuart permise nuovamente che l’attività sportiva con il pallone fosse praticata, avendo larga diffusione specialmente fra chi era tra l’adolescenza e la maturità ed era iscritto agli atenei inglesi. Sorsero le prime norme, messe per iscritto, di una competizione chiamata «dribbling-game», progenitrice tanto del calcio quanto del rugby, in cui si fronteggiavano due squadre composte da 11 o 22 giocatori e contemplava l’ utilizzo non solo dei piedi ma anche delle mani.

Il 24 ottobre 1857 fu creata la prima squadra di calcio ufficiale, lo «Sheffield Football Club», il cui primo incontro sportivo si svolse al Parkfield House. Successivamente nel 1858 vennero messe per iscritto le «Sheffield Rules» (Regole di Sheffield). Una data importante è il 26 ottobre 1863. A Londra in Great Queen Street nella sede della Free Mason’s Tavern (la taverna dei Liberi Muratori) si incontrarono i delegati di undici squadre e società sportive londinesi per formare la prima associazione calcistica della nazione, intesa come organismo unitario, denominata «Football Association». Compito fondamentale era stabilire delle regole precise per la nuova competizione sportiva. In un primo tempo la normativa mostrava un palese compromesso con il rugby (molto diffuso già allora in Gran Bretagna). Il 24 novembre del medesimo anno i componenti della «Football Association» si incontrarono ancora una volta e due raggruppamenti vennero ad un contrasto di opinioni: da una parte Mr. Morley (Segretario dell’organizzazione), risoluto a rimuovere gli aspetti rugbystici presenti nella competizione, dall’altra Mr. Campbell (Presidente della squadra Blackheat), intransigente paladino di questo connubio. Il segretario ebbe la meglio e l’8 dicembre seguente furono introdotti notevoli cambiamenti alla normativa: difatti nessun giocatore avrebbe avuto mai più la possibilità di muoversi velocemente con il pallone fra le mani o ostacolare l’avversario in modi perlopiù irregolari. Era nato il calcio così come attualmente lo conosciamo!

 

All’inizio non vi era differenza, tra i giocatori, fra attaccanti e difensori, ma con il tempo emersero delle suddivisioni. A partire dal 1870 le squadre sul terreno di gioco si disposero con un portiere, due terzini, tre mediani e cinque attaccanti. Nel 1871, nel frattempo, fu stabilita la grandezza della palla, che il portiere fosse il solo giocatore al quale era permesso di prendere il pallone con le mani e venne costituita l’associazione sportiva scozzese. Solamente tre anni dopo un direttore di gara usò uno strumento a fiato che emette fischi per dirigere un incontro di calcio.

Si fecero considerevoli e rapidi miglioramenti pure sugli strumenti necessari alla realizzazione della palla. La scoperta del caucciù e la creazione della camera d’aria permisero un rilevante passo avanti nel dominio e nel mettere in movimento il pallone. Nel 1886 fu istituito l’«International Football Association Board» (IFAB), fondato dalle quattro associazioni sportive della Gran Bretagna (Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda), con l’incarico di far osservare le norme della disciplina sportiva e qualora fosse indispensabile, di produrre dei cambiamenti. Questo ente è ancora esistente ed è il solo, su scala internazionale, ad adottare decisioni stabili e vincolanti sulla normativa della manifestazione calcistica. Ancora nel 1886 fu ammesso in modo ufficiale che il calcio venisse considerato un’attività professionale: i calciatori, pertanto, furono paragonati a delle persone che svolgevano un lavoro dipendente e quindi erano tenuti a riscuotere una somma di denaro per l’attività compiuta.

Nel 1890 le porte ebbero, da ultimo, un manufatto di fili, a maglie larghe, collocato per trattenere il pallone. Fu una novità determinante, fondata su una dichiarazione ufficiale che attestava la paternità dell’invenzione da parte di un individuo di Liverpool: Mister Broodie. Due anni dopo nacque il calcio di rigore.

 

Nel Regno Unito, sul finire del XIX secolo, il calcio era già divenuto un evento sportivo e sociale, che attirava moltissimi spettatori a gremire gli impianti che ospitavano gare all’aperto. Alla ultima partita della «Football Association Cup», nel 1887, assistettero ben 27.000 spettatori, che divennero 110.000 nel 1891. In un primo momento furono i discenti ad avere un profondo interesse per questo sport, ma in seguito si aggiunsero anche gli impresari, i quali finanziarono l’edificazione degli impianti che ospitavano gare sportive all’aperto e le squadre. Con il passare del tempo provarono un discreto interesse per il calcio pure la piccola e media borghesia, gli impiegati delle industrie e degli istituti finanziari, mentre al contrario abbastanza distaccati restarono gli avvocati, i medici, i notai e chi esercitava una professione che avesse attinenza con la cultura. Celebre fu il discorso dello scrittore e poeta britannico Joseph Rudyard Kipling (Premio Nobel) con cui si scagliava contro i calorosi supporter della recente disciplina sportiva: «voi che saziate le vostre piccole anime con gli idioti fangosi del football». Ma oramai il calcio si stava sempre più diffondendo in ogni angolo della Gran Bretagna e presto avrebbe oltrepassato la frontiera inglese.

Intanto il calcio aveva messo radici in ogni parte del pianeta Terra e soprattutto nei territori facenti parte in quel preciso momento dell’impero britannico. Nel 1891 si costituì la «Federazione calcistica della Nuova Zelanda», nel 1892 quella sudafricana, nel 1893 nacquero quelle di Argentina, Belgio, Cile, nel 1895 quella della Svizzera e nel 1900, infine, quella tedesca. Il primo campionato tra «team», che si confrontavano due volte nella stessa stagione e con calcolo del numero di punti per la graduatoria di merito delle squadre partecipanti, si disputò ovviamente in Inghilterra nel 1889, al quale fecero seguito Argentina 1893, Francia 1894, Belgio 1895, Olanda e Svizzera 1897. Il primo incontro sportivo (non nel Regno Unito) fra paesi, valido ai fini della classifica, venne giocato tra l’ Austria e l’ Ungheria il 12 ottobre 1902 e l’ Austria riuscì ad imporsi per 5-0.

 

La «FIFA», sigla di «Fédération Internationale de Football Association» fu istituita il 21 maggio 1904 per volontà di Francia, Svizzera, Olanda, Belgio, Svezia, Danimarca e Spagna. Nel 1905 entrarono a farvi parte anche gli inglesi. Il decisivo riconoscimento pubblico di questa competizione sportiva e la sua propagazione ebbe luogo con le Olimpiadi di Londra del 1908. Attualmente sono iscritte alla «FIFA» ben 208 associazioni nazionali riunite in 6 organi, che rappresentano ognuno un continente: l’AFC per l’Asia, la CAF per l’Africa, la CONCACAF per il Nord, Centro America e Caraibi, il CONMEBOL per il Sud America, l’OFC per l’Oceania e la UEFA per l’Europa.
 

BIBLIOGRAFIA

A.A.V.V., Le origini del calcio, Museo Viola Editore, Firenze 2012;
G. MANU – M. SCIALANGA, Football tra storia e leggenda. Dalle origini al calcio moderno, Bradipolibri Editore, Torino 2012.

2 commenti

  1. Ritengo la nascita e lo sviluppo del gioco del calcio molto interessante. Sarebbe possibile utilizzarlo con le relative immagini?. Fiducioso che tale richiesta possa venire accolta
    ed in attesa di cortese riscontro porgo distinti saluti.

  2. Salve signor Carlo. Per dovere di cronaca, e per non lasciare questo commento “orfano”, specifico che ci siamo sentiti poi via email e l’ho messa in diretto contatto con l’autore dell’articolo. Un saluto.

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