Amalasunta: la regina degli Ostrogoti

 

Amalasunta (in lingua gotica «Amalaswintha», che significa «la forte Amala») venne alla luce fra il 495 ed il 500 a Ravenna, avendo come padre il sovrano ostrogoto Teodorico e come madre Audofleda, sorella del monarca franco Clodoveo I. Nel 515 si unì in matrimonio con Eutarico, di discendenza amala, che però cessò di vivere nel 522. La coppia reale ebbe due figli: Atalarico (il più grande, che alla morte del padre aveva cinque anni) e Matasunta. Con la dipartita, nel 526, del sovrano Teodorico subentrò al trono Atalarico, assumendo l’esercizio del potere regio come istituto provvisorio Amalasunta.

Palazzo di Teodorico – Ravenna

Procopio e Cassiodoro, che svolse funzioni di una certa responsabilità nel regno ostrogoto, affermarono che la regina amasse fortemente la civiltà romana e parlasse in maniera fluente il greco ed il latino. Amalasunta preferì che il figlio avesse una formazione culturale più vicina al complesso dei valori e modelli trasmessi dai Romani piuttosto che a quelli tramandati dai Goti. Si adoperò perché vi fossero discrete relazioni fra Romani, Bizantini e Goti, rendendo alla prole di Boezio e Simmaco gli averi oramai da qualche tempo sequestrati. Sostenne la designazione di uomini, ai più importanti incarichi del regno, che svolsero e seguirono una linea politica lontana da estremismi. Scelse il goto Tuluin come generale delle forze armate nominandolo «patricius praesentalis», con la possibilità che occupasse un posto in Senato e divenisse cittadino romano. Si batté fortemente contro l’avidità e la propensione a compiere azioni illecite o immorali da parte di diversi funzionari pubblici.

Testa di Amalasunta – Musei Capitolini

Conferendo a Romani e Goti romanizzati le più alte mansioni dello Stato, a cui aggiunse una sua totale indifferenza per gli avvenimenti del popolo visigoto che era da sempre alleato ed in una situazione difficile a causa dell’ampliamento del regno dei Franchi, perse la benevolenza di alcuni settori dell’aristocrazia gota. Questi riuscirono a toglierle la potestà di trasmissione dei valori morali e culturali al figlio Atalarico, per far sì che il futuro monarca dirigesse ed amministrasse lo Stato conformemente al complesso dei valori e modelli trasmessi dagli avi. La reazione di Amalasunta consistette nell’esiliare e far uccidere tre aristocratici ritenuti colpevoli di minacciare la sua autorità e nella medesima situazione prese contatti con l’imperatore Giustiniano I il Grande affinché potesse rifugiarsi a Costantinopoli portando con sé una ingente quantità di denaro, oro, pietre e altri oggetti preziosi del valore, stando a Procopio, di ben 2.880.000 solidi d’oro.

Teodora
Stando a quello che ci riferisce sempre Procopio, i negoziati ebbero luogo nel 532 con lo scopo di far sopprimere Teodora, assumendo Amalasunta il ruolo di sposa di Giustiniano I e di sovrana. Sia Teodora che la figlia di Teodorico erano famose per la loro bellezza, mentre la regina degli Ostrogoti si caratterizzava per essere una donna meno vistosa ma che non tesseva complicate trame per ottenere vantaggi. Teodora era invece fortemente biasimata per le sue macchinazioni e per i suoi comportamenti lascivi tenuti in gioventù. Una parte dei Goti immaginava invece che «Amalaswintha» volesse unirsi in matrimonio con un aristocratico goto, rimuovendo il figlio e dirigendo e amministrando essa stessa l’Italia senza intermediari. Questa opinione venne confermata anche da Gregorio di Tours, contrario alla figlia di Teodorico a motivo del suo essere adepta dell’eresia ariana.

Durante la sua reggenza fu fermata l’irruzione e la penetrazione dei Gepidi e dei Vandali in Italia. Amalasunta sostenne le manovre delle navi militari bizantine guidate da Belisario, occupate a combattere contro i Vandali, impadronendosi della città di Lilibeo in Sicilia, un tempo soggetta agli Ostrogoti ed offerta nel 500 da Amalafrida (sorella di Teodorico) al re vandalo Trasamondo, con il quale contrasse poi matrimonio. La riconquista di Lilibeo non venne dichiarata legittima da Giustiniano, che a partire dal 533 intraprese con Amalasunta, per mezzo del senatore Alessandro, una serie di colloqui e discussioni riguardanti questioni politiche e diverbi teologici. L’accordo raggiunto consisteva nel fatto che la regina degli Ostrogoti avrebbe dato l’Italia in possesso dell’Impero romano d’Oriente una volta che avesse cessato di vivere il figlio Atalarico, da tempo affetto da una malattia difficile da sopportare, e se le sue relazioni con l’aristocrazia gota si fossero ulteriormente deteriorate.

Atalarico e Amalasunta, anno 530 
Deceduto il figlio il 2 ottobre 534, Amalasunta, per difendere l’istituzione stessa della monarchia e rendere più forte se stessa, decise di ammettere a partecipare alla conduzione politica e amministrativa dello stato il figlio della sorella del proprio padre, Teodato, duca di Tuscia. Teodato era un grande ammiratore di Platone e del complesso integrato di teorie e di ideologie del filosofo. Oltre a ciò aveva in proprietà numerosi e fertili possedimenti rurali, che aveva messo a disposizione dell’imperatore Giustiniano per ottenere cariche imperiali, in special modo divenire senatore. Pertanto Teodato aveva la probabilità di risultare un fattore di stabilità nel modo in cui la figlia di Teodorico affrontava temi e problemi politici specifici, tranquillizzando la componente gota e assicurando relazioni soddisfacenti con l’Impero d’Oriente. Purtroppo Teodato si caratterizzava per il desiderio ardente di averi che lo portava a commettere moltissime sopraffazioni (fu necessaria più volte l’entrata in azione della regina stessa per porgli un freno), non palesandosi in alcuna occasione un soggetto che dimostrasse solidarietà, affetto o disponibilità nei confronti della cugina. Anzi con l’andare del tempo fu sempre più convinto che la figlia di Teodorico fosse molto più a favore della componente romana e la fece imprigionare sull’isola Martana, posta nel lago di Bolsena. Teodato la obbligò inoltre a inviare missive menzognere all’imperatore Giustiniano al fine di tranquillizzarlo sulla sua condizione. Per sicurezza volle anche mandare a Costantinopoli due senatori (Liberio ed Opilio) per eliminare ogni timore di Giustiniano.

Amalasunta – Storer Johann Christophorus

Molto probabilmente il 30 aprile 535 sull’isola Martana, nel locale in cui erano installati i servizi igienici, la regina degli Ostrogoti venne strangolata  da parte di coloro che erano in rapporto di parentela – di sangue o acquisita – con quei Goti che lei stessa aveva disposto di ammazzare tempo addietro. L’omicidio provocò dappertutto scalpore e una forte sensazione di ribrezzo a motivo della ferocia con il quale era stato commesso e dell’assenza di adeguate ragioni che lo giustificassero. Ben presto sull’avvenimento delittuoso scese un clima di totale segretezza. La conoscenza dell’episodio criminoso si seppe in poco tempo a Costantinopoli, mettendo in apprensione Giustiniano che intravedeva in quell’efferato assassinio il desiderio dei Goti di opporsi in modo definitivo all’Impero romano d’Oriente. Giustiniano poté dichiarare guerra agli Ostrogoti per riconquistare l’Italia e annetterla all’impero, dando inizio alla guerra gotica durata ben diciotto anni, con la motivazione, peraltro non vera, di non poter lasciare impunita l’uccisione della bella «Amalaswintha».

In conclusione si può ritenere che la figlia di Teodorico subì una mancanza di comprensione e riconoscenza, ma al contrario un sentimento di avversione, non solo dalla sua gente ma anche da parte del cugino Teodato, che avrebbe invece dovuto esserle riconoscente per aver ricevuto la corona reale che altrimentinon sarebbe mai stato in grado di ottenere. Tentò con grande dedizione di proseguire il progetto politico e religioso di devozione a Dio del padre, poi nel provare affetto e considerazione per il Senato e il popolo romano e infine nel mantenere la concordia e l’intesa politico-militare con l’imperatore bizantino. 

BIBLIOGRAFIA
AA.VV., Cassiodoro. Dalla corte di Ravenna al Vivarium di Squillace, Rubbettino editore, Soveria Mannelli 1993;
P.M. GIUSTESCHI CONTI, La regina nell’alto Medioevo, Edizioni Dupress, Roma 1997;
P. PORENA, L’insediamento degli ostrogoti in Italia, L’Erma di Bretschneider editore, Roma 2012;
M. ROUCHE, Storia dell’alto Medioevo, Editoriale Jaca Book, Milano 1993;
V.A. SIRAGO, Amalasunta la regina, Editoriale Jaca Book, Milano 1999.

3 commenti

  1. Molto interessante …..grazie Isabel , una donna ed una regina poco conosciuta dalla grande storia …ma pur sempre un periodo affascinante .

    Ultimo Sole

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